Comunicato stampa di Carla Nattero, La Sinistra per Imperia.
E’ molto significativo che Strescino, l’assessore che al tempo di Sappa si era dichiarato contrario alla vendita delle azioni del Porto turistico, sia adesso il Sindaco che, come primo atto importante della sua amministrazione, dà il via a questa operazione che prevede nel giro di tre anni la vendita totale della quota pubblica.
E’ una decisione grave e che incide su una prospettiva talmente lunga che non può essere giustificata dalle condizioni penose del bilancio. Anzi queste condizioni di difficoltà, negate peraltro in tutta la campagna elettorale, avrebbero dovuto a portare a una riflessione ad ampio raggio sulle condizioni di risanamento del bilancio stesso invece di scegliere di dismettere l’ultimo consistente bene patrimoniale in possesso del comune di Imperia.
Siamo all’atto finale di una storia che ha visto lo sviluppo di due processi, strettamente legati da una logica comune. Da una parte la costruzione di un porto turistico enorme con una forte componente speculativa residenziale,commerciale che è di grande impatto e che stravolge il rapporto della città con il suo mare. Dall’altra la creazione di una società mista in cui la componente pubblica ha fatto continui passi indietro. Ricordo per esempio nel 2005 la rinuncia del Comune al diritto di prelazione del 4% delle azioni (che avrebbero consentito allo stesso di acquisire la maggioranza) per favorire l’ingresso di Caltagirone.
Già nel corso di quel dibattito del 2005 avevamo già preannunciato che sarebbe finita così. Che la città avrebbe consegnato ai privati per 55 anni mezzo milione di mq. di terra e di mare.
Ma il fatto che siamo a un finale preannunciato non rende questo esito meno grave e meritevole di essere contrastato con tutte le forze da chi ha a cuore le sorti della città . Certamente dall’opposizione ma soprattutto dalle forze vive cittadine, sociali culturali economiche.
In primo luogo va nettamente contrastato il fulcro politico del pensiero del Sindaco e dell’Assessore. Non è vero che la quota pubblica nel porto di Imperia non è strategica per il futuro della città. Lo è eccome. Non è vero che gli imperiesi non si accorgeranno di niente perché avranno il porto a disposizione. Capiranno a partire dal molo lungo che cosa vuol dire che i privati posseggono tutto il bacino storico, quanti percorsi saranno chiusi, quanti parcheggi saranno riservati e quanto sarà irrisoria la contrattualità da parte del pubblico. Anche il Parco Urbano rischia con questa decisione di ruotare nella sfera del privato. E, come già è stato dichiarato da qualche assessore,la manutenzione del verde può diventare gestione del parco.
Ma gli imperiesi se ne accorgeranno ancora di più per quel che riguarda lo sviluppo economico della città. La multivocazionalità del porto di Oneglia, cioè lo sviluppo anche del commerciale, del peschereccio, della crocieristica ecc... è ancora più a rischio. Già adesso la società del porto turistico spadroneggia. Questa decisione rafforza le sue posizioni e favorisce una destinazione del porto di Oneglia funzionale al gigante porto turistico,governato da logiche esclusivamente private.
E infine la cosa fondamentale: il lavoro. Una gestione del porto come mega parcheggio di posti barca è una mera operazione finanziaria. Non dà nessuna importanza a quel che serve alla città, cioè lo sviluppo dell’indotto e del lavoro. Con la dismissione della quota pubblica anche su questo aspetto i privati avranno davanti una strada più facile.
Per la parte economica mi chiedo: sarà sul serio un affare per il Comune di Imperia? Ne dubito. Per almeno due motivi. Primo: perché mi sembra che la società sia valutata in maniera troppo pessimistica. E’ vero che c’è la crisi economica ma i diritti sui posti barca sono stati venduti. Dice un settimanale economico Il Mondo, proprio nel numero attualmente in edicola, che sono stati venduti diritti - tra opzioni e posti barca - per un importo di 189 milioni. Nello stesso articolo viene presentata la perizia degli asset della subholding di Caltagirone “Porti turistici AM” nella quale il godimento del 70% dei posti barca e del costruito del Porto di Imperia in possesso dell’Acquamare viene valutato a valore contabile quasi 78 milioni ma a valore di mercato 149. E quindi non mi pare che i 25 miloni del nostro 33% della società concessionaria siano così gran cifra, anche in termini strettamente economici.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
brava nattero però ora scendere in piazza
RispondiElimina