sabato 19 settembre 2009

Sintesi assemblea sul porto

SINTESI DEL DIBATTITO DELL’ASSEMBLEA DEL 17/09/2009 SULLA CESSIONE DELLE QUOTE DELLA SOCIETA’ PORTO DI IMPERIA SPA DA PARTE DEL COMUNE DI IMPERIA

Il giorno 17/09/2009 si è riunita l’assemblea della lista “La Sinistra per Imperia” per analizzare e definire una posizione in merito alla decisione dell’amministrazione Strescino di cedere le quote di partecipazione della società Porto di Imperia spa.

Si è evidenziato innanzi tutto l’attuale posizione subalterna rispetto agli interessi privati da parte del Comune di Imperia sulla gestione dell’area del porto turistico. Tale debolezza deriva da una serie di scelte operate dal 2005 in poi a seguito dell’entrata nella società del gruppo Caltagirone che sono sintetizzabili nelle seguenti considerazioni:

- in occasione dell’ingresso del socio Caltagirone non sono state valorizzati adeguatamente i valori degli asset conferiti dalla parte pubblica (investimenti per riempimenti a mare effettuati negli anni precedenti, conferimento della società Imperia Mare, valore della progettazione e delle autorizzazioni ottenute per la realizzazione del porto).

- non è stata mantenuta una adeguata tutela degli interessi pubblici a seguito della rinuncia dei patti parasociali preesistenti e dell’esercizio diritto di opzione sul 4% del capitale a favore del socio subentrante.

Il risultato di tali scelte ha creato una situazione in cui il gruppo Caltagirone ha potuto acquisire una quota di 1/3 della società con un investimento complessivo di soli 3 milioni di euro circa.

Un ulteriore passaggio da cui si evidenzia la svendita dell’area portuale al gruppo Caltagirone e la rinuncia agli intessi pubblici della città è data dalle modalità contrattuali a seguito delle quali si è rinunciato alla realizzazione diretta della costruzione del porto. Questo affidando ad un’altra società del gruppo Caltagirone la realizzazione delle opere concedendogli in permuta il 70% delle aree portuali complessive e con l’esclusività delle aree di maggior resa economica (posti barca vendibili, posti per imbarcazioni di maggiori dimensioni, immobili di maggior valore commerciale). In sostanza con tale operazione si è consentito al gruppo Caltagirone di avere in proprie esclusive mani la gestione del 70% delle aree portuali con prevalenza assoluta di quelle più redditizie e quindi di garantire a se la maggiore redditività facendosi solo carico della gestione finanziaria e operativa delle opere di costruzione. Ci si deve domandare quindi perché, dopo aver concesso al gruppo Caltagirone l’entrata nel capitale nella società Porto di Imperia spa, con l’espressa finalità di acquisire un socio con capacità e know how per poter realizzare il porto, si sia rinunciato alla costruzione diretta per poi “subappaltarla” a così rilevante onere allo stesso gruppo Caltagirone.

Tale scelta contrattuale è stata peraltro effettuata all’interno del consiglio di amministrazione della società Porto di Imperia senza coinvolgere in alcun modo, neanche a titolo informativo, il Consiglio Comunale ed i cittadini di Imperia. Ciò è avvenuto nonostante nel consiglio di amministrazione sedessero in posizioni anche di primaria importanza membri nominati al fine di tutelare l’interesse del socio Comune e quindi della collettività imperiose.

Quanto alla decisione dell’amministrazione Strescino di cedere le quote della società Porto Imperia spa, scelta di grande rilevanza strategica per la città di Imperia, va innanzi tutto rilevato che tale scelta era assente dal programma elettorale del sindaco, il che dice molto sulla volontà di coinvolgere i cittadini imperiesi nelle valutazioni sulle scelte strategiche dell’amministrazione.

Si ritiene che tale scelta sia sbagliata e da respingere per tutta una serie di considerazioni di seguito espresse:

- la giunta Strescino chiede al Consiglio Comunale un mandato alla cessione dell’intera partecipazione della società Porto di Imperia spa riservandosi l’autonomia di procedere in più fasi alla definitiva alienazione senza dover rendere in seguito conto al Consiglio ed alla cittadinanza;
- a seguito della cessione integrale delle quote (scelta riservata alla discrezionalità della sola giunta comunale) il Comune di Imperia viene a perdere ogni ruolo e presenza e capacità di influenza in una società che gestisce un’area strategica della città, nonché la redditività futura che la gestione assicurerà;
le cessione delle quote in tale fase di avviamento dell’attività non consente una completa ed adeguata valorizzazione della partecipazione anche alla luce di eventuali ulteriori sviluppi imprenditoriali;
- nel valore della quota determinato con perizia non si tiene conto del valore aggiunto che la stessa avrebbe nel caso in cui l’acquirente si garantisse la maggioranza assoluta del capitale della società. Per cui in caso di cessione della quota al valore peritale ad uno degli altri soci (unici soggetti ragionevolmente interessati all’acquisto) lo stesso si garantirebbe a prezzo estremamente favorevole il controllo assoluto della società. Si ritiene che nella vicenda della Porto di Imperia spa la parte privata abbia già goduto di rilevanti favori e vantaggi basti pensare che lo stesso gruppo Caltagirone ha valorizzato il complesso delle sue partecipazioni nel Porto di Imperia in circa 176 milioni di euro (fonte Mondo Economico).
- il ricavato della cessione delle quote della Porto di Imperia spa non viene utilizzato per mettere in essere investimenti produttivi e duraturi nella città ma invece per la quasi totalità per coprire esigenze di spesa corrente e per recuperare il rispetto di vincoli di bilancio precedenti. Tali criticità di bilancio tuttavia sempre negate od occultate con alchimie contabili dalla precedente amministrazione di centro destra.

In base alle articolate motivazioni espresse l’assemblea della lista “La Sinistra per Imperia” si esprime in senso contrario alla cessione delle quote della Porto di Imperia spa proposte dall’amministrazione Strescino, ritiene che sia indispensabile preventivamente una operazione di verità e trasparenza sullo stato dei conti del Comune di Imperia e ritiene altresì che non sia buona amministrazione provvedere alla copertura della spesa corrente attraverso entrate di natura straordinaria e derivanti dalla vendita di patrimonio pubblico produttivo.

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