martedì 23 novembre 2010

Sul museo navale

Comunicato Stampa.
Nella relazione illustrativa in Consiglio della mozione da me presentata ho elencato i principali problemi che ha il museo Navale:

-una parte degli uffici dedicati al Museo ancora occupati dalla Salso;

-non sono previsti nell’allestimento del lotto attuale né bar, né ristorante-fonti importanti di finanziamento per la gestione- perché sono compresi nel secondo lotto che è ancora da progettare;

-una filosofia di allestimento del museo (come da relazione tecnica del consulente) più spettacolare che di sostanza, per cui si accolgono imbarcazioni non idonee,come la Lario III, e non si valorizza a sufficienza il materiale esistente;

-la scarsa considerazione in cui vengono tenute le competenze e la grande tradizione locale in questo campo (v. polemica con la Commissione del Museo Navale);

-il sostanziale accantonamento dell’associazione Amici del Museo Navale e del com. Serafini, senza nessuna riconoscenza per la loro opera indispensabile ormai più che ventennale e non rispettando di fatto la Convenzione (firmata nel 2008) che prevede che il Museo navale nella nuova sede avrà la direzione tecnico-scientifica dell’Associazione stessa.

Ho concluso indicando la necessità di una risposta per i problemi della struttura e ho richiesto il coinvolgimento del Consiglio Comunale,attraverso la competente commissione consiliare, per discutere delle future modalità di gestione del Museo.

Perché solo definendo la gestione definitiva si possono stabilire con chiarezza i ruoli di Comune, Sovrintendenza e dell’Associazione Amici del Museo Navale.

Ovviamente avere chiara un’idea di gestione, per la quale io ho proposto il meccanismo della Fondazione, significa anche indicare le fonti di reperimento di risorse, le possibilità occupazionali, il profilo del nostro Museo nel sistema internazionale dei Musei Navali.

La risposta dell’Amministrazione è stata inesistente, preoccupante nella sua indifferenza. Non è stato preso nessun impegno concreto né sulle strutture,né sulla fisionomia del Museo, né tantomeno sulla discussione consiliare sulle ipotesi gestionali.


Il consigliere Varaldo ha dato solo qualche rassicurazione generica sul ruolo dell’Associazione Amici del Museo Navale, rinnovando la sua stima al com.te Serafini. Ha aggiunto inoltre che l’apertura del Museo è prevista nel 2013 e quindi a parlare di gestione c’è ancora tempo.

giovedì 18 novembre 2010

Dichiarazione di Carla Nattero sulla mozione presentata da Stefano Pugi

Con gran dispiacere ho votato contro la mozione di Pugi perché mi è sembrata eccessivamente propagandistica e strumentale.

L’impressione è stata che la sua mozione contro la mafia sia stata pensata più come un pretesto per esaltare gli “enormi successi del governo Berlusconi” che come un segno della volontà della maggioranza di affrontare concretamente il problema.

Infatti nella mozione non è stato fatto cenno critico alle misure del governo nazionale (il processo breve, il ddl sulle intercettazioni ecc..) che stanno rendendo più difficile il lavoro della magistratura che è,in realtà,insieme alle forze dell’ordine, la prima protagonista dei successi della lotta contro la mafia.

Non c’è stato neppure nessun accenno e tantomeno un pronunciamento politico sulle situazioni presenti in alcuni comuni ponentini,sospettati di collusioni con esponenti mafiosi. Non è stata espressa nemmeno una preoccupazione in riferimento alle indagini della DIA su alcune ditte che lavorano in subappalto nel Porto di Imperia e sono indagate per infiltrazioni mafiose.

Mi auguro, visto l’argomento molto serio e importante, che si possa ritornare a discuterne in Consiglio senza fare propaganda elettorale e legando effettivamente le proposte alla nostra realtà locale che è preoccupante per tutti.

Dichiarazione di Carla Nattero sulla questione capannone

I guai in cui si trova il porto turistico non sono certo opera dell’opposizione ma delle procedure approssimate,volutamente confuse e dell’arroganza cui abbiamo assistito in questi anni. Per cui le preoccupazioni attuali sul destino del capannone- uno scheletro destinato a rimanere per anni incompiuto- non nascono dall’enfatizzazione della minoranza su “abusi di piccolo conto” ma sono una delle conseguenze di una situazione oggettiva preoccupante di cui portano responsabilità il Comune e la Porto di Imperia.

Da questo punto di vista credo di poter dire che abbia responsabilità anche la Regione Liguria che non ha vigilato a sufficienza. Per esempio se la Regione avesse chiesto al Ministero competente la Valutazione di Impatto Ambientale sul progetto definitivo,anno 2005, del Porto Turistico, come doveva essere fatto, molto probabilmente non ci troveremmo adesso con un capannone le cui altezze alterano la visuale del Parasio.

E’ vero che personalmente e con me tutta l’opposizione abbiamo sempre insistito sull’importanza della cantieristica ma noi abbiamo sempre richiesto aree, non volumetrie. Le volumetrie ingombranti sono state progettate per impegnare meno aree possibili,lasciando le stesse libere per i servizi e il residenziale, funzioni più redditizie per il costruttore.

La soluzione proposta dal Sindaco e da Lanteri di ritornare al 2005 e cancellare la variante del 2008, quella che è stata anticipata con un abuso, doppiamente grave perché in area demaniale e in zona paesistica, riconosce finalmente dopo un anno e mezzo la necessità di un intervento.

Credo però che il “rewind” non sia così semplice.

Perché l’abuso del capannone ha messo in evidenza diversi metodi di calcolo delle volumetrie, spostamenti delle volumetrie da una funzione all’altra per cui il problema non è limitato al capannone ma richiede anche ad esempio di verificare in quale misura sia precisamente da calcolare lo sforamento che sicuramente c’è stato del massimo di cubatura ammessa dal PRP . Inoltre c’è da considerare che il Ministero ha rimpallato la decisione alla Regione, però per le sue competenze, cioè dal punto di vista urbanistico. Rimane il fatto che né il capannone né il complesso del progetto portuale, versione 2005, hanno la valutazione d’impatto ambientale.

La soluzione proposta da Verda -che io ho votato- che prevede il taglio di un piano del capannone risponde a esigenze ambientali trascurate, diminuisce l’ingombro e soprattutto a mio parere dice all’Amministrazione Comunale che il Comune deve a questo punto ricontrattare con il privato le condizioni dell’interesse pubblico.