giovedì 18 novembre 2010

Dichiarazione di Carla Nattero sulla questione capannone

I guai in cui si trova il porto turistico non sono certo opera dell’opposizione ma delle procedure approssimate,volutamente confuse e dell’arroganza cui abbiamo assistito in questi anni. Per cui le preoccupazioni attuali sul destino del capannone- uno scheletro destinato a rimanere per anni incompiuto- non nascono dall’enfatizzazione della minoranza su “abusi di piccolo conto” ma sono una delle conseguenze di una situazione oggettiva preoccupante di cui portano responsabilità il Comune e la Porto di Imperia.

Da questo punto di vista credo di poter dire che abbia responsabilità anche la Regione Liguria che non ha vigilato a sufficienza. Per esempio se la Regione avesse chiesto al Ministero competente la Valutazione di Impatto Ambientale sul progetto definitivo,anno 2005, del Porto Turistico, come doveva essere fatto, molto probabilmente non ci troveremmo adesso con un capannone le cui altezze alterano la visuale del Parasio.

E’ vero che personalmente e con me tutta l’opposizione abbiamo sempre insistito sull’importanza della cantieristica ma noi abbiamo sempre richiesto aree, non volumetrie. Le volumetrie ingombranti sono state progettate per impegnare meno aree possibili,lasciando le stesse libere per i servizi e il residenziale, funzioni più redditizie per il costruttore.

La soluzione proposta dal Sindaco e da Lanteri di ritornare al 2005 e cancellare la variante del 2008, quella che è stata anticipata con un abuso, doppiamente grave perché in area demaniale e in zona paesistica, riconosce finalmente dopo un anno e mezzo la necessità di un intervento.

Credo però che il “rewind” non sia così semplice.

Perché l’abuso del capannone ha messo in evidenza diversi metodi di calcolo delle volumetrie, spostamenti delle volumetrie da una funzione all’altra per cui il problema non è limitato al capannone ma richiede anche ad esempio di verificare in quale misura sia precisamente da calcolare lo sforamento che sicuramente c’è stato del massimo di cubatura ammessa dal PRP . Inoltre c’è da considerare che il Ministero ha rimpallato la decisione alla Regione, però per le sue competenze, cioè dal punto di vista urbanistico. Rimane il fatto che né il capannone né il complesso del progetto portuale, versione 2005, hanno la valutazione d’impatto ambientale.

La soluzione proposta da Verda -che io ho votato- che prevede il taglio di un piano del capannone risponde a esigenze ambientali trascurate, diminuisce l’ingombro e soprattutto a mio parere dice all’Amministrazione Comunale che il Comune deve a questo punto ricontrattare con il privato le condizioni dell’interesse pubblico.

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