Comunicato Stampa su Villa Carpeneto.
Carla Nattero, consigliere comunale della lista “Sinistra per Imperia” dichiara:
Mi interessa soprattutto affrontare - tra le cose dette da Strescino nelle sua recente intervista - la questione di Villa Carpeneto. In seguito alla risposta al question time che ho rivolto all’Amministrazione nel Consiglio Comunale di lunedì scorso sono venuta a conoscenza del fatto, ripreso anche da Strescino, che i vincoli di “utilizzo pubblico” posti dalla Soprintendenza sono stati eliminati, come aveva precedentemente richiesto l’Amministrazione.
E quindi la villa sarà posta in vendita molto più facilmente senza vincolo, sarà destinata ad abitazioni e con essa sarà posto in vendita circa la metà del suo prezioso giardino pubblico.
Poiché cambierà valutazione economica,- a seguito delle diverse caratteristiche del bene posto in vendita, la decisione sulla vendita stessa dovrà essere nuovamente assunta dal Consiglio Comunale. Non è forse il caso di ripercorrere tutti i motivi della contrarietà già espressa più volte da tutta l’opposizione e che ho ragione di ritenere che saranno riproposte in Consiglio Comunale.
Farò soltanto due osservazioni,legate a quello che ha detto il Sindaco nella conferenza stampa.
In primo luogo rilevo un paradosso: l’Amministrazione sta pensando a puntare su un progetto di mobilità chiamato“Dal Parasio al mare” e nello stesso tempo decide di vendere Villa Carpeneto che rappresenta l’unica area verde del centro di Porto e rappresenta appunto il naturale collegamento di pregio tra il Parasio e il mare Nel momento,cioè, in cui dice di volere valorizzare Porto e il Parasio l’Amministrazione aliena una delle risorse potenzialmente strategiche di questa necessaria valorizzazione!
Il Sindaco ha sostenuto poi di sentire l’appoggio dei cittadini al suo operato. Non penso che la scelta di vendere Villa Carpeneto che è stata asilo e scuola per gran parte del secolo passato ed è sentita come parte importante della storia cittadina, sia condivisa dalla popolazione.
Forse è giunto il momento in cui tutti i contrari alla vendita - semplici cittadini, associazioni, consiglieri comunali - facciano sentire la loro contrarietà, raccogliendo le firme in calce a una petizione per non vendere la Villa e ritengo già fin da ora che ci sarà un’ampia risposta da parte dei cittadini imperiesi.
lunedì 28 settembre 2009
mercoledì 23 settembre 2009
Carla Nattero sul porto
Nel mio intervento ho contestato che la vendita delle azioni del Porto sia stata decisa per ottemperare la normativa sulle società. In realtà il motivo sta nelle difficoltà di bilancio.
Con le entrate della vendita delle azioni la giunta Strescino copre le esigenze di spesa corrente, riesce a rispettare il patto di stabilità 2009 e i vincoli di bilancio precedenti. La giunta ha scelto la strada più facile e più comoda nell’immediato per sistemare il bilancio ma la più costosa per il futuro della città.
In Consiglio ieri sera - prosegue - gli esponenti della maggioranza hanno continuato a ripetere che non cambierà niente, addirittura che ci sarà un maggiore controllo del comune, facilitato dall’essere fuori dalla società. Non è vero. Un’area così vasta e così fondamentale in mano esclusivamente ai privati peserà in maniera determinante sul futuro della città. In primo luogo limiterà la fruibilità degli spazi per i cittadini. E poi condizionerà le sorti del porto di Oneglia, favorendone una destinazione funzionale al gigante porto turistico, governato da logiche esclusivamente private. Soprattutto condizionerà le prospettive economiche perché con la dismissione della quota pubblica i privati più facilmente gestiranno il porto come megaparcheggio di posti barca, senza dare nessuna importanza a quel che serve veramente alla città, cioè lo sviluppo dell’indotto e del lavoro.
Nel mio intervento ho fatto anche una piccola storia della società per sottolineare che siamo all’atto finale di una storia che ha visto una costante e progressiva subalternità del pubblico ai privati. Il picco negativo in questo senso si è registrato quando si è affidato alla società Acquamare di Caltagirone la realizzazione delle opere portuali, concedendogli il 70% delle aree portuali complessive con prevalenza assoluta di quelle più redditizie e quindi garantendo a Caltagirone stesso la redditività di gran lunga maggiore. Questa scelta contrattuale è stata effettuata dal CdA della società senza coinvolgere in alcun modo il Consiglio Comunale e i cittadini di Imperia. Perché si è rinunciato alla costruzione diretta del porto da parte della Porto di Imperia,appositamente costituita, per dare una sorta di 'subappalto' così rilevante a Caltagirone? La risposta è chiara: gli imprenditori locali hanno voluto azzerare il rischio di impresa e il Comune di Imperia ha accettato di porsi in una condizione di totale subalternità e di svendita ai privati. Data questa situazione la valutazione peritale ha un’importanza relativa. Perché certo il perito non poteva conteggiare quello che il comune ha conferito nel tempo senza mai farlo valere: dalle decine di miliardi di vecchie lire dei riempimenti al 'regalo' dell’Imperia Mare. Perché il perito in sostanza non ha potuto fare altro che valutare quello che alla fine del percorso è rimasto in mano al Comune, cioè il 10% del costruito, e la parte meno redditizia di esso.Cioè pochissimo rispetto a quello che il Comune ha effettivamente investito. Insomma altro che affarone. L’affarone è stato per Caltagirone e i privati locali. Il Comune invece ci ha messo decenni di rilevanti investimenti e altrettante garanzie politiche per le autorizzazioni e le progettazioni (senza le quali i privati non avrebbero potuto fare niente) e se ne va con un po’ di milioni -per sistemare il bilancio per qualche tempo- lasciando nelle mani dei privati una grande fetta della città. Insomma si tratta purtroppo di un’operazione tutta sbagliata, grave dal punto di vista della salvaguardia dell’interesse pubblico, un’operazione che caratterizza in maniera pesantemente negativa, adesso e nel futuro, l’operato del sindaco Strescino e della sua giunta.
Con le entrate della vendita delle azioni la giunta Strescino copre le esigenze di spesa corrente, riesce a rispettare il patto di stabilità 2009 e i vincoli di bilancio precedenti. La giunta ha scelto la strada più facile e più comoda nell’immediato per sistemare il bilancio ma la più costosa per il futuro della città.
In Consiglio ieri sera - prosegue - gli esponenti della maggioranza hanno continuato a ripetere che non cambierà niente, addirittura che ci sarà un maggiore controllo del comune, facilitato dall’essere fuori dalla società. Non è vero. Un’area così vasta e così fondamentale in mano esclusivamente ai privati peserà in maniera determinante sul futuro della città. In primo luogo limiterà la fruibilità degli spazi per i cittadini. E poi condizionerà le sorti del porto di Oneglia, favorendone una destinazione funzionale al gigante porto turistico, governato da logiche esclusivamente private. Soprattutto condizionerà le prospettive economiche perché con la dismissione della quota pubblica i privati più facilmente gestiranno il porto come megaparcheggio di posti barca, senza dare nessuna importanza a quel che serve veramente alla città, cioè lo sviluppo dell’indotto e del lavoro.
Nel mio intervento ho fatto anche una piccola storia della società per sottolineare che siamo all’atto finale di una storia che ha visto una costante e progressiva subalternità del pubblico ai privati. Il picco negativo in questo senso si è registrato quando si è affidato alla società Acquamare di Caltagirone la realizzazione delle opere portuali, concedendogli il 70% delle aree portuali complessive con prevalenza assoluta di quelle più redditizie e quindi garantendo a Caltagirone stesso la redditività di gran lunga maggiore. Questa scelta contrattuale è stata effettuata dal CdA della società senza coinvolgere in alcun modo il Consiglio Comunale e i cittadini di Imperia. Perché si è rinunciato alla costruzione diretta del porto da parte della Porto di Imperia,appositamente costituita, per dare una sorta di 'subappalto' così rilevante a Caltagirone? La risposta è chiara: gli imprenditori locali hanno voluto azzerare il rischio di impresa e il Comune di Imperia ha accettato di porsi in una condizione di totale subalternità e di svendita ai privati. Data questa situazione la valutazione peritale ha un’importanza relativa. Perché certo il perito non poteva conteggiare quello che il comune ha conferito nel tempo senza mai farlo valere: dalle decine di miliardi di vecchie lire dei riempimenti al 'regalo' dell’Imperia Mare. Perché il perito in sostanza non ha potuto fare altro che valutare quello che alla fine del percorso è rimasto in mano al Comune, cioè il 10% del costruito, e la parte meno redditizia di esso.Cioè pochissimo rispetto a quello che il Comune ha effettivamente investito. Insomma altro che affarone. L’affarone è stato per Caltagirone e i privati locali. Il Comune invece ci ha messo decenni di rilevanti investimenti e altrettante garanzie politiche per le autorizzazioni e le progettazioni (senza le quali i privati non avrebbero potuto fare niente) e se ne va con un po’ di milioni -per sistemare il bilancio per qualche tempo- lasciando nelle mani dei privati una grande fetta della città. Insomma si tratta purtroppo di un’operazione tutta sbagliata, grave dal punto di vista della salvaguardia dell’interesse pubblico, un’operazione che caratterizza in maniera pesantemente negativa, adesso e nel futuro, l’operato del sindaco Strescino e della sua giunta.
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sabato 19 settembre 2009
Il collettivo abusivissima mette all'asta i putti di piazza Dante!
ASTA PUBBLICA: PUTTI FONTANA DI PIAZZA DANTE
lunedì 21 settembre ore 18,30 piazza dante ...
accorrete numerosi, un pezzo della fontana potrà essere vostro!
Abbiamo deciso di venire incontro all’amministrazione partecipando alla campagna di solidarietà e raccolta fondi per risanare il problematico bilancio comunale.
Voi ben sapete che la Fontana Piazza Dante s.p.a. è così composta:
-33 % in possesso della fontana marcia s.p.a.
-33% in possesso di fontana sviluppo s.p.a.
-33 % patrimonio comunale.
Il comune ha deciso per il nostro bene, causa annosa questione del bilancio, di cedere le quote del porto di cui è in possesso, questo perché alla scelta obbligata di vendita ha voluto preservare alla nostra città la gloriosa fontana. Non ci meritiamo tutto questo sacrificio, perciò essendo cittadini diligenti abbiamo deciso che lunedì 21 alle 18,30 (per il bene di tutti) venderemo almeno i piccoli Putti che da decenni irrorano vasche ed aiuole con gioiosi sorrisi e spruzzatine.
Pare che alcuni armatori russi, cercando oggetti di decoro ad alto valore artistico, siano interessati in particolare modo al Putto che fa fuori uscire le dolci acque dal suo piccolo pesciolino.
Confidiamo però che la transizione possa concludersi con un acquirente italiano, data già la pesante situazione di immigrazione in cui versa la città ed il difficile contesto in cui si trova il quartiere ormai conosciuto come ghetto Via Cascione (zona da tempo pervasa di spaccio, prostituzione e culti pagani). Ci riserviamo, se sarà necessario, di vendere i famosi orologi della via, oggetti di culto il cui manifesto interesse dello sceicco del Quatar è ormai sotto gli occhi di tutti.
L’asta è ora aperta.
Buon acquisto.
COLLETTIVO ABUSIVISSIMA
lunedì 21 settembre ore 18,30 piazza dante ...
accorrete numerosi, un pezzo della fontana potrà essere vostro!
Abbiamo deciso di venire incontro all’amministrazione partecipando alla campagna di solidarietà e raccolta fondi per risanare il problematico bilancio comunale.
Voi ben sapete che la Fontana Piazza Dante s.p.a. è così composta:
-33 % in possesso della fontana marcia s.p.a.
-33% in possesso di fontana sviluppo s.p.a.
-33 % patrimonio comunale.
Il comune ha deciso per il nostro bene, causa annosa questione del bilancio, di cedere le quote del porto di cui è in possesso, questo perché alla scelta obbligata di vendita ha voluto preservare alla nostra città la gloriosa fontana. Non ci meritiamo tutto questo sacrificio, perciò essendo cittadini diligenti abbiamo deciso che lunedì 21 alle 18,30 (per il bene di tutti) venderemo almeno i piccoli Putti che da decenni irrorano vasche ed aiuole con gioiosi sorrisi e spruzzatine.
Pare che alcuni armatori russi, cercando oggetti di decoro ad alto valore artistico, siano interessati in particolare modo al Putto che fa fuori uscire le dolci acque dal suo piccolo pesciolino.
Confidiamo però che la transizione possa concludersi con un acquirente italiano, data già la pesante situazione di immigrazione in cui versa la città ed il difficile contesto in cui si trova il quartiere ormai conosciuto come ghetto Via Cascione (zona da tempo pervasa di spaccio, prostituzione e culti pagani). Ci riserviamo, se sarà necessario, di vendere i famosi orologi della via, oggetti di culto il cui manifesto interesse dello sceicco del Quatar è ormai sotto gli occhi di tutti.
L’asta è ora aperta.
Buon acquisto.
COLLETTIVO ABUSIVISSIMA
Sintesi assemblea sul porto
SINTESI DEL DIBATTITO DELL’ASSEMBLEA DEL 17/09/2009 SULLA CESSIONE DELLE QUOTE DELLA SOCIETA’ PORTO DI IMPERIA SPA DA PARTE DEL COMUNE DI IMPERIA
Il giorno 17/09/2009 si è riunita l’assemblea della lista “La Sinistra per Imperia” per analizzare e definire una posizione in merito alla decisione dell’amministrazione Strescino di cedere le quote di partecipazione della società Porto di Imperia spa.
Si è evidenziato innanzi tutto l’attuale posizione subalterna rispetto agli interessi privati da parte del Comune di Imperia sulla gestione dell’area del porto turistico. Tale debolezza deriva da una serie di scelte operate dal 2005 in poi a seguito dell’entrata nella società del gruppo Caltagirone che sono sintetizzabili nelle seguenti considerazioni:
- in occasione dell’ingresso del socio Caltagirone non sono state valorizzati adeguatamente i valori degli asset conferiti dalla parte pubblica (investimenti per riempimenti a mare effettuati negli anni precedenti, conferimento della società Imperia Mare, valore della progettazione e delle autorizzazioni ottenute per la realizzazione del porto).
- non è stata mantenuta una adeguata tutela degli interessi pubblici a seguito della rinuncia dei patti parasociali preesistenti e dell’esercizio diritto di opzione sul 4% del capitale a favore del socio subentrante.
Il risultato di tali scelte ha creato una situazione in cui il gruppo Caltagirone ha potuto acquisire una quota di 1/3 della società con un investimento complessivo di soli 3 milioni di euro circa.
Un ulteriore passaggio da cui si evidenzia la svendita dell’area portuale al gruppo Caltagirone e la rinuncia agli intessi pubblici della città è data dalle modalità contrattuali a seguito delle quali si è rinunciato alla realizzazione diretta della costruzione del porto. Questo affidando ad un’altra società del gruppo Caltagirone la realizzazione delle opere concedendogli in permuta il 70% delle aree portuali complessive e con l’esclusività delle aree di maggior resa economica (posti barca vendibili, posti per imbarcazioni di maggiori dimensioni, immobili di maggior valore commerciale). In sostanza con tale operazione si è consentito al gruppo Caltagirone di avere in proprie esclusive mani la gestione del 70% delle aree portuali con prevalenza assoluta di quelle più redditizie e quindi di garantire a se la maggiore redditività facendosi solo carico della gestione finanziaria e operativa delle opere di costruzione. Ci si deve domandare quindi perché, dopo aver concesso al gruppo Caltagirone l’entrata nel capitale nella società Porto di Imperia spa, con l’espressa finalità di acquisire un socio con capacità e know how per poter realizzare il porto, si sia rinunciato alla costruzione diretta per poi “subappaltarla” a così rilevante onere allo stesso gruppo Caltagirone.
Tale scelta contrattuale è stata peraltro effettuata all’interno del consiglio di amministrazione della società Porto di Imperia senza coinvolgere in alcun modo, neanche a titolo informativo, il Consiglio Comunale ed i cittadini di Imperia. Ciò è avvenuto nonostante nel consiglio di amministrazione sedessero in posizioni anche di primaria importanza membri nominati al fine di tutelare l’interesse del socio Comune e quindi della collettività imperiose.
Quanto alla decisione dell’amministrazione Strescino di cedere le quote della società Porto Imperia spa, scelta di grande rilevanza strategica per la città di Imperia, va innanzi tutto rilevato che tale scelta era assente dal programma elettorale del sindaco, il che dice molto sulla volontà di coinvolgere i cittadini imperiesi nelle valutazioni sulle scelte strategiche dell’amministrazione.
Si ritiene che tale scelta sia sbagliata e da respingere per tutta una serie di considerazioni di seguito espresse:
- la giunta Strescino chiede al Consiglio Comunale un mandato alla cessione dell’intera partecipazione della società Porto di Imperia spa riservandosi l’autonomia di procedere in più fasi alla definitiva alienazione senza dover rendere in seguito conto al Consiglio ed alla cittadinanza;
- a seguito della cessione integrale delle quote (scelta riservata alla discrezionalità della sola giunta comunale) il Comune di Imperia viene a perdere ogni ruolo e presenza e capacità di influenza in una società che gestisce un’area strategica della città, nonché la redditività futura che la gestione assicurerà;
le cessione delle quote in tale fase di avviamento dell’attività non consente una completa ed adeguata valorizzazione della partecipazione anche alla luce di eventuali ulteriori sviluppi imprenditoriali;
- nel valore della quota determinato con perizia non si tiene conto del valore aggiunto che la stessa avrebbe nel caso in cui l’acquirente si garantisse la maggioranza assoluta del capitale della società. Per cui in caso di cessione della quota al valore peritale ad uno degli altri soci (unici soggetti ragionevolmente interessati all’acquisto) lo stesso si garantirebbe a prezzo estremamente favorevole il controllo assoluto della società. Si ritiene che nella vicenda della Porto di Imperia spa la parte privata abbia già goduto di rilevanti favori e vantaggi basti pensare che lo stesso gruppo Caltagirone ha valorizzato il complesso delle sue partecipazioni nel Porto di Imperia in circa 176 milioni di euro (fonte Mondo Economico).
- il ricavato della cessione delle quote della Porto di Imperia spa non viene utilizzato per mettere in essere investimenti produttivi e duraturi nella città ma invece per la quasi totalità per coprire esigenze di spesa corrente e per recuperare il rispetto di vincoli di bilancio precedenti. Tali criticità di bilancio tuttavia sempre negate od occultate con alchimie contabili dalla precedente amministrazione di centro destra.
In base alle articolate motivazioni espresse l’assemblea della lista “La Sinistra per Imperia” si esprime in senso contrario alla cessione delle quote della Porto di Imperia spa proposte dall’amministrazione Strescino, ritiene che sia indispensabile preventivamente una operazione di verità e trasparenza sullo stato dei conti del Comune di Imperia e ritiene altresì che non sia buona amministrazione provvedere alla copertura della spesa corrente attraverso entrate di natura straordinaria e derivanti dalla vendita di patrimonio pubblico produttivo.
Il giorno 17/09/2009 si è riunita l’assemblea della lista “La Sinistra per Imperia” per analizzare e definire una posizione in merito alla decisione dell’amministrazione Strescino di cedere le quote di partecipazione della società Porto di Imperia spa.
Si è evidenziato innanzi tutto l’attuale posizione subalterna rispetto agli interessi privati da parte del Comune di Imperia sulla gestione dell’area del porto turistico. Tale debolezza deriva da una serie di scelte operate dal 2005 in poi a seguito dell’entrata nella società del gruppo Caltagirone che sono sintetizzabili nelle seguenti considerazioni:
- in occasione dell’ingresso del socio Caltagirone non sono state valorizzati adeguatamente i valori degli asset conferiti dalla parte pubblica (investimenti per riempimenti a mare effettuati negli anni precedenti, conferimento della società Imperia Mare, valore della progettazione e delle autorizzazioni ottenute per la realizzazione del porto).
- non è stata mantenuta una adeguata tutela degli interessi pubblici a seguito della rinuncia dei patti parasociali preesistenti e dell’esercizio diritto di opzione sul 4% del capitale a favore del socio subentrante.
Il risultato di tali scelte ha creato una situazione in cui il gruppo Caltagirone ha potuto acquisire una quota di 1/3 della società con un investimento complessivo di soli 3 milioni di euro circa.
Un ulteriore passaggio da cui si evidenzia la svendita dell’area portuale al gruppo Caltagirone e la rinuncia agli intessi pubblici della città è data dalle modalità contrattuali a seguito delle quali si è rinunciato alla realizzazione diretta della costruzione del porto. Questo affidando ad un’altra società del gruppo Caltagirone la realizzazione delle opere concedendogli in permuta il 70% delle aree portuali complessive e con l’esclusività delle aree di maggior resa economica (posti barca vendibili, posti per imbarcazioni di maggiori dimensioni, immobili di maggior valore commerciale). In sostanza con tale operazione si è consentito al gruppo Caltagirone di avere in proprie esclusive mani la gestione del 70% delle aree portuali con prevalenza assoluta di quelle più redditizie e quindi di garantire a se la maggiore redditività facendosi solo carico della gestione finanziaria e operativa delle opere di costruzione. Ci si deve domandare quindi perché, dopo aver concesso al gruppo Caltagirone l’entrata nel capitale nella società Porto di Imperia spa, con l’espressa finalità di acquisire un socio con capacità e know how per poter realizzare il porto, si sia rinunciato alla costruzione diretta per poi “subappaltarla” a così rilevante onere allo stesso gruppo Caltagirone.
Tale scelta contrattuale è stata peraltro effettuata all’interno del consiglio di amministrazione della società Porto di Imperia senza coinvolgere in alcun modo, neanche a titolo informativo, il Consiglio Comunale ed i cittadini di Imperia. Ciò è avvenuto nonostante nel consiglio di amministrazione sedessero in posizioni anche di primaria importanza membri nominati al fine di tutelare l’interesse del socio Comune e quindi della collettività imperiose.
Quanto alla decisione dell’amministrazione Strescino di cedere le quote della società Porto Imperia spa, scelta di grande rilevanza strategica per la città di Imperia, va innanzi tutto rilevato che tale scelta era assente dal programma elettorale del sindaco, il che dice molto sulla volontà di coinvolgere i cittadini imperiesi nelle valutazioni sulle scelte strategiche dell’amministrazione.
Si ritiene che tale scelta sia sbagliata e da respingere per tutta una serie di considerazioni di seguito espresse:
- la giunta Strescino chiede al Consiglio Comunale un mandato alla cessione dell’intera partecipazione della società Porto di Imperia spa riservandosi l’autonomia di procedere in più fasi alla definitiva alienazione senza dover rendere in seguito conto al Consiglio ed alla cittadinanza;
- a seguito della cessione integrale delle quote (scelta riservata alla discrezionalità della sola giunta comunale) il Comune di Imperia viene a perdere ogni ruolo e presenza e capacità di influenza in una società che gestisce un’area strategica della città, nonché la redditività futura che la gestione assicurerà;
le cessione delle quote in tale fase di avviamento dell’attività non consente una completa ed adeguata valorizzazione della partecipazione anche alla luce di eventuali ulteriori sviluppi imprenditoriali;
- nel valore della quota determinato con perizia non si tiene conto del valore aggiunto che la stessa avrebbe nel caso in cui l’acquirente si garantisse la maggioranza assoluta del capitale della società. Per cui in caso di cessione della quota al valore peritale ad uno degli altri soci (unici soggetti ragionevolmente interessati all’acquisto) lo stesso si garantirebbe a prezzo estremamente favorevole il controllo assoluto della società. Si ritiene che nella vicenda della Porto di Imperia spa la parte privata abbia già goduto di rilevanti favori e vantaggi basti pensare che lo stesso gruppo Caltagirone ha valorizzato il complesso delle sue partecipazioni nel Porto di Imperia in circa 176 milioni di euro (fonte Mondo Economico).
- il ricavato della cessione delle quote della Porto di Imperia spa non viene utilizzato per mettere in essere investimenti produttivi e duraturi nella città ma invece per la quasi totalità per coprire esigenze di spesa corrente e per recuperare il rispetto di vincoli di bilancio precedenti. Tali criticità di bilancio tuttavia sempre negate od occultate con alchimie contabili dalla precedente amministrazione di centro destra.
In base alle articolate motivazioni espresse l’assemblea della lista “La Sinistra per Imperia” si esprime in senso contrario alla cessione delle quote della Porto di Imperia spa proposte dall’amministrazione Strescino, ritiene che sia indispensabile preventivamente una operazione di verità e trasparenza sullo stato dei conti del Comune di Imperia e ritiene altresì che non sia buona amministrazione provvedere alla copertura della spesa corrente attraverso entrate di natura straordinaria e derivanti dalla vendita di patrimonio pubblico produttivo.
domenica 13 settembre 2009
Giovedì 17 alle ore 21 Assemblea
Giovedì 17 alle ore 21 nella sede di salita Ricardi, 6 ci sarà un'assemblea con tutti i sostenitori della lista "La sinistra per Imperia".
All'ordine del giorno la preparazione del Consiglio Comunale del 21 settembre in cui l'Amministrazione presenterà la delibera di vendita al privato delle azioni comunali del porto turistico.
Dovremo organizzare un'opposizione efficace che non si limiti al Consiglio Comunale. Siete tutti invitati a partecipare!
All'ordine del giorno la preparazione del Consiglio Comunale del 21 settembre in cui l'Amministrazione presenterà la delibera di vendita al privato delle azioni comunali del porto turistico.
Dovremo organizzare un'opposizione efficace che non si limiti al Consiglio Comunale. Siete tutti invitati a partecipare!
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Napoli, dal 16 al 20 settembre la prima festa di Sinistra e Libertà
Si terrà a Napoli, dal 16 al 20 settembre, la prima festa di Sinistra e Libertà. Fra le tematiche dei dibattiti: no al nucleare, sì alle energie rinnovabili, questione morale, un'altra economia per uscire dalla crisi.
Davvero molti i presenti di SeL, del mondo dell'associazionismo e della sinistra tutta.
Fai click qui per il programma.
Davvero molti i presenti di SeL, del mondo dell'associazionismo e della sinistra tutta.
Fai click qui per il programma.
venerdì 11 settembre 2009
EcoImperia: un aumento dei costi e una inutile pletora di amministratori
Comunicato Stampa.
Il Coordinamento della lista “Sinistra per Imperia” vuole esprimere la propria condanna dei nuovi assetti della società EcoImperia.
La scadenza naturale dell’Ecoimperia sarebbe a novembre del prossimo anno. Logica avrebbe voluto che il nuovo Sindaco, il quale peraltro la scorsa legislatura era Ass. all’Ecologia e diretto referente del Cda in questione, lo lasciasse nella sua operatività fino a tale data. Altra strada, meno giustificata, poteva essere quella di obbedire alla logica dello spoil sistem e quindi rinnovare completamente il CDA con l’insediamento della nuova amministrazione.
Il sindaco Strescino non ha scelto né l’una né l’altra strada e ha escogitato una soluzione intermedia, un costoso pastrocchio che non risponde a nessuna logica amministrativa seria, ma mette in luce esclusivamente la volontà del Sindaco, per calcoli elettorali e di sottogoverno, di accontentare (o non scontentare troppo) i suoi sostenitori e i suoi colleghi di partito.
Infatti tra agosto e settembre è stato allargato il CdA a sette componenti per fare posto a Davide Ghiglione che successivamente è stato nominato Presidente al posto di Faraldi.
La settimana prossima si riunirà l’assemblea dei soci che modificherà lo Statuto in modo da prevedere la possibilità di nominare non più uno, ma due Vicepresidenti. Il nuovo Vicepresidente sarà Faraldi, il Presidente spinto alle dimissioni.
Alla fine di tutto questo rigiro, l’Ecoimperia, una società di circa 80 dipendenti, sarà gestita, neanche fosse una multinazionale , da un CdA di sette membri, con un Presidente e due Vice presidenti, di cui uno di nomina privata e l’altro di nomina pubblica. Il Vice Presidente aggiuntivo riceverà lo stesso emolumento che aveva come Presidente, cioè circa 25000 € all’anno. Perciò, fermo restando che il gettone del Presidente resta uguale, si deduce in conclusione che ci troviamo di fronte a un aumento dei costi di 25000 € l’anno.
Siamo di fronte perciò a due risultati negativi: un aumento dei costi e una inutile pletora di amministratori.
Che penserà di tutto ciò il prof. Fontana nel suo monitoraggio del funzionamento delle società partecipate? Perché i cittadini imperiesi devono pagare i costi sia gestionali che economici dei difficili equilibri interni dell’Amministrazione Strescino?
Tale fatto è tanto più grave perché riguarda un’azienda chiave per la vivibilità della città. Un’azienda che, insieme al Comune, fatica a fare fronte alla gamma di servizi che sarebbero necessari per una decorosa pulizia di Imperia. Come si possono perciò sprecare decine migliaia di euro quando per esempio l’EcoImperia non ha le risorse indispensabili per organizzare una raccolta differenziata dei rifiuti veramente efficace? Oppure come si possono aumentare le cariche sociali e il numero dei membri del CdA quando con sempre maggiore insistenza si parla di aumento delle tariffe della Nettezza Urbana?
Questo comunicato è a firma del coordinamento de "La sinistra per Imperia": Luigia Bottero, Mariangela Guasco,Tommaso Lupi, Carla Nattero,Pierpaolo Ramoino, Marina Salvaterra,Lucio Sardi,Francesco Scopelliti, Mauro Servalli.
mercoledì 9 settembre 2009
Sulla vendita del porto da parte del Comune
Comunicato stampa di Carla Nattero, La Sinistra per Imperia.
E’ molto significativo che Strescino, l’assessore che al tempo di Sappa si era dichiarato contrario alla vendita delle azioni del Porto turistico, sia adesso il Sindaco che, come primo atto importante della sua amministrazione, dà il via a questa operazione che prevede nel giro di tre anni la vendita totale della quota pubblica.
E’ una decisione grave e che incide su una prospettiva talmente lunga che non può essere giustificata dalle condizioni penose del bilancio. Anzi queste condizioni di difficoltà, negate peraltro in tutta la campagna elettorale, avrebbero dovuto a portare a una riflessione ad ampio raggio sulle condizioni di risanamento del bilancio stesso invece di scegliere di dismettere l’ultimo consistente bene patrimoniale in possesso del comune di Imperia.
Siamo all’atto finale di una storia che ha visto lo sviluppo di due processi, strettamente legati da una logica comune. Da una parte la costruzione di un porto turistico enorme con una forte componente speculativa residenziale,commerciale che è di grande impatto e che stravolge il rapporto della città con il suo mare. Dall’altra la creazione di una società mista in cui la componente pubblica ha fatto continui passi indietro. Ricordo per esempio nel 2005 la rinuncia del Comune al diritto di prelazione del 4% delle azioni (che avrebbero consentito allo stesso di acquisire la maggioranza) per favorire l’ingresso di Caltagirone.
Già nel corso di quel dibattito del 2005 avevamo già preannunciato che sarebbe finita così. Che la città avrebbe consegnato ai privati per 55 anni mezzo milione di mq. di terra e di mare.
Ma il fatto che siamo a un finale preannunciato non rende questo esito meno grave e meritevole di essere contrastato con tutte le forze da chi ha a cuore le sorti della città . Certamente dall’opposizione ma soprattutto dalle forze vive cittadine, sociali culturali economiche.
In primo luogo va nettamente contrastato il fulcro politico del pensiero del Sindaco e dell’Assessore. Non è vero che la quota pubblica nel porto di Imperia non è strategica per il futuro della città. Lo è eccome. Non è vero che gli imperiesi non si accorgeranno di niente perché avranno il porto a disposizione. Capiranno a partire dal molo lungo che cosa vuol dire che i privati posseggono tutto il bacino storico, quanti percorsi saranno chiusi, quanti parcheggi saranno riservati e quanto sarà irrisoria la contrattualità da parte del pubblico. Anche il Parco Urbano rischia con questa decisione di ruotare nella sfera del privato. E, come già è stato dichiarato da qualche assessore,la manutenzione del verde può diventare gestione del parco.
Ma gli imperiesi se ne accorgeranno ancora di più per quel che riguarda lo sviluppo economico della città. La multivocazionalità del porto di Oneglia, cioè lo sviluppo anche del commerciale, del peschereccio, della crocieristica ecc... è ancora più a rischio. Già adesso la società del porto turistico spadroneggia. Questa decisione rafforza le sue posizioni e favorisce una destinazione del porto di Oneglia funzionale al gigante porto turistico,governato da logiche esclusivamente private.
E infine la cosa fondamentale: il lavoro. Una gestione del porto come mega parcheggio di posti barca è una mera operazione finanziaria. Non dà nessuna importanza a quel che serve alla città, cioè lo sviluppo dell’indotto e del lavoro. Con la dismissione della quota pubblica anche su questo aspetto i privati avranno davanti una strada più facile.
Per la parte economica mi chiedo: sarà sul serio un affare per il Comune di Imperia? Ne dubito. Per almeno due motivi. Primo: perché mi sembra che la società sia valutata in maniera troppo pessimistica. E’ vero che c’è la crisi economica ma i diritti sui posti barca sono stati venduti. Dice un settimanale economico Il Mondo, proprio nel numero attualmente in edicola, che sono stati venduti diritti - tra opzioni e posti barca - per un importo di 189 milioni. Nello stesso articolo viene presentata la perizia degli asset della subholding di Caltagirone “Porti turistici AM” nella quale il godimento del 70% dei posti barca e del costruito del Porto di Imperia in possesso dell’Acquamare viene valutato a valore contabile quasi 78 milioni ma a valore di mercato 149. E quindi non mi pare che i 25 miloni del nostro 33% della società concessionaria siano così gran cifra, anche in termini strettamente economici.
E’ molto significativo che Strescino, l’assessore che al tempo di Sappa si era dichiarato contrario alla vendita delle azioni del Porto turistico, sia adesso il Sindaco che, come primo atto importante della sua amministrazione, dà il via a questa operazione che prevede nel giro di tre anni la vendita totale della quota pubblica.
E’ una decisione grave e che incide su una prospettiva talmente lunga che non può essere giustificata dalle condizioni penose del bilancio. Anzi queste condizioni di difficoltà, negate peraltro in tutta la campagna elettorale, avrebbero dovuto a portare a una riflessione ad ampio raggio sulle condizioni di risanamento del bilancio stesso invece di scegliere di dismettere l’ultimo consistente bene patrimoniale in possesso del comune di Imperia.
Siamo all’atto finale di una storia che ha visto lo sviluppo di due processi, strettamente legati da una logica comune. Da una parte la costruzione di un porto turistico enorme con una forte componente speculativa residenziale,commerciale che è di grande impatto e che stravolge il rapporto della città con il suo mare. Dall’altra la creazione di una società mista in cui la componente pubblica ha fatto continui passi indietro. Ricordo per esempio nel 2005 la rinuncia del Comune al diritto di prelazione del 4% delle azioni (che avrebbero consentito allo stesso di acquisire la maggioranza) per favorire l’ingresso di Caltagirone.
Già nel corso di quel dibattito del 2005 avevamo già preannunciato che sarebbe finita così. Che la città avrebbe consegnato ai privati per 55 anni mezzo milione di mq. di terra e di mare.
Ma il fatto che siamo a un finale preannunciato non rende questo esito meno grave e meritevole di essere contrastato con tutte le forze da chi ha a cuore le sorti della città . Certamente dall’opposizione ma soprattutto dalle forze vive cittadine, sociali culturali economiche.
In primo luogo va nettamente contrastato il fulcro politico del pensiero del Sindaco e dell’Assessore. Non è vero che la quota pubblica nel porto di Imperia non è strategica per il futuro della città. Lo è eccome. Non è vero che gli imperiesi non si accorgeranno di niente perché avranno il porto a disposizione. Capiranno a partire dal molo lungo che cosa vuol dire che i privati posseggono tutto il bacino storico, quanti percorsi saranno chiusi, quanti parcheggi saranno riservati e quanto sarà irrisoria la contrattualità da parte del pubblico. Anche il Parco Urbano rischia con questa decisione di ruotare nella sfera del privato. E, come già è stato dichiarato da qualche assessore,la manutenzione del verde può diventare gestione del parco.
Ma gli imperiesi se ne accorgeranno ancora di più per quel che riguarda lo sviluppo economico della città. La multivocazionalità del porto di Oneglia, cioè lo sviluppo anche del commerciale, del peschereccio, della crocieristica ecc... è ancora più a rischio. Già adesso la società del porto turistico spadroneggia. Questa decisione rafforza le sue posizioni e favorisce una destinazione del porto di Oneglia funzionale al gigante porto turistico,governato da logiche esclusivamente private.
E infine la cosa fondamentale: il lavoro. Una gestione del porto come mega parcheggio di posti barca è una mera operazione finanziaria. Non dà nessuna importanza a quel che serve alla città, cioè lo sviluppo dell’indotto e del lavoro. Con la dismissione della quota pubblica anche su questo aspetto i privati avranno davanti una strada più facile.
Per la parte economica mi chiedo: sarà sul serio un affare per il Comune di Imperia? Ne dubito. Per almeno due motivi. Primo: perché mi sembra che la società sia valutata in maniera troppo pessimistica. E’ vero che c’è la crisi economica ma i diritti sui posti barca sono stati venduti. Dice un settimanale economico Il Mondo, proprio nel numero attualmente in edicola, che sono stati venduti diritti - tra opzioni e posti barca - per un importo di 189 milioni. Nello stesso articolo viene presentata la perizia degli asset della subholding di Caltagirone “Porti turistici AM” nella quale il godimento del 70% dei posti barca e del costruito del Porto di Imperia in possesso dell’Acquamare viene valutato a valore contabile quasi 78 milioni ma a valore di mercato 149. E quindi non mi pare che i 25 miloni del nostro 33% della società concessionaria siano così gran cifra, anche in termini strettamente economici.
domenica 6 settembre 2009
Lo spettacolo è l'entroterra!
Lo spettacolo è l'entroterra. E' stato lo slogan di una campagna di promozione dell'entroterra imperiese voluta dall'amministrazione provinciale qualche tempo fa, ma è anche ciò che mi torna in mente quando vedo le condizioni di incuria a cui versano alcune zone del nostro territorio.
Le foto che pubblico mostrano la strada che porta ad uno dei monumenti segnalato su ogni guida turistica della nostra città, il santuario medioevale di Montegrazie.
Anche l'ottimo ImperiaParla si è occupato di questo; nei commenti di ImperiaParla vedo anche un impegno da parte di personalità legate all'amministrazione comunale a fare qualche cosa in merito... speriamo che dal battere pugni sui tavoli e dall'odiare i dossi si passi a qualche cosa di più concreto.
Le foto che pubblico mostrano la strada che porta ad uno dei monumenti segnalato su ogni guida turistica della nostra città, il santuario medioevale di Montegrazie.
Anche l'ottimo ImperiaParla si è occupato di questo; nei commenti di ImperiaParla vedo anche un impegno da parte di personalità legate all'amministrazione comunale a fare qualche cosa in merito... speriamo che dal battere pugni sui tavoli e dall'odiare i dossi si passi a qualche cosa di più concreto.
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Lo stato dei torrenti a Imperia
Non posso davvero esimermi dal segnalare questo post apparso su ImperiaParla dal titolo Lo stato dei torrenti a Imperia. Una foto del torrente Caramagna che si commenta da sola...
giovedì 3 settembre 2009
Interrogazione su via Cascione
Doppia interrogazione con risposta in Consiglio Comunale, da parte di Carla Nattero, consigliere comunale della lista 'La Sinistra per Imperia':
La prima riguarda la parte bassa di via Cascione che vede serrande abbassate, magazzini in attesa di essere affittati o venduti (almeno sei o sette): "Considerato che ciò è la spia evidente - scrive la Nattero - di una difficoltà di rilancio economico della zona che ha bisogno di una pluralità di interventi pubblici e privati per rinascere; osservato che il primo compito dell’Amministrazione è comunque quello di evitare che i negozi e i magazzini chiusi inducano al degrado ambientale, rendendo difficile la valorizzazione delle poche imprese che recentemente si sono insediate in questa parte della strada; sottolineato che tale fenomeno negativo è in atto da tempo, basti vedere la spazzatura ammucchiata tra il cancelletto d’ingresso e la porta d’entrata ai numeri civici 208 e 224 di via Cascione, nonché la generica sporcizia dei vetri e dell’entrata di altri magazzini vuoti, chiedo:
• di considerare la parte bassa (cioè a partire dalla Galleria) di Via Cascione come una priorità assoluta nei programmi di decoro urbano e di rilancio dell’attività economica cittadina;
• di avviare, in accordo con i proprietari, un’opera di pulizia di base dei magazzini vuoti, rimuovendo in primo luogo la spazzatura accumulata da mesi.
La seconda è stata preparata visto che nel centro di Porto Maurizio, in particolare nella parte bassa di via Cascione, alla Foce, in via Oreggia, magazzini già adibiti a locali commerciali sono stati trasformati in abitazioni: "Osservato che ciò contribuisce alla trascuratezza del centro (con lunghi periodi di chiusura oppure, quando sono utilizzati, con stendibiancheria collocati sui marciapiedi o nelle piazzette storiche) e che comunque in molti casi costringe gli inquilini a condizioni di abitabilità precarie o inesistenti; ricordato che nel 2005 il Consiglio Comunale ha approvato una variante all’art. 22 delle NTA allo scopo di vietare la trasformazione in locali abitativi dei magazzini commerciali al piano terra, quando sono prospettanti sulle vie e piazze pubbliche dei centri storici cittadini, chiedo:
• di monitorare quanti sono i locali abitativi in tali condizioni a Porto Maurizio in primo luogo e negli altri centri storici cittadini;
• di verificare per tutti la sussistenza delle condizioni di abitabilità (per esempio la presenza di una sufficiente aerazione );
• di verificare quanti sono in regola con il cambio di destinazione d’uso e quanti invece sono stati trasformati da magazzini commerciali a locali abitativi successivamente al 2005 e quindi sono abusivi;
• di eliminare gli abusi facendo tornare le abitazioni alla condizione precedente di locali commerciali;
• di imporre ai proprietari in possesso di una regolare autorizzazione al cambio di destinazione d’uso e di una regolare certificazione di abitabilità delle modalità di utilizzo delle stesse abitazioni nel rispetto del decoro urbano.
La prima riguarda la parte bassa di via Cascione che vede serrande abbassate, magazzini in attesa di essere affittati o venduti (almeno sei o sette): "Considerato che ciò è la spia evidente - scrive la Nattero - di una difficoltà di rilancio economico della zona che ha bisogno di una pluralità di interventi pubblici e privati per rinascere; osservato che il primo compito dell’Amministrazione è comunque quello di evitare che i negozi e i magazzini chiusi inducano al degrado ambientale, rendendo difficile la valorizzazione delle poche imprese che recentemente si sono insediate in questa parte della strada; sottolineato che tale fenomeno negativo è in atto da tempo, basti vedere la spazzatura ammucchiata tra il cancelletto d’ingresso e la porta d’entrata ai numeri civici 208 e 224 di via Cascione, nonché la generica sporcizia dei vetri e dell’entrata di altri magazzini vuoti, chiedo:
• di considerare la parte bassa (cioè a partire dalla Galleria) di Via Cascione come una priorità assoluta nei programmi di decoro urbano e di rilancio dell’attività economica cittadina;
• di avviare, in accordo con i proprietari, un’opera di pulizia di base dei magazzini vuoti, rimuovendo in primo luogo la spazzatura accumulata da mesi.
La seconda è stata preparata visto che nel centro di Porto Maurizio, in particolare nella parte bassa di via Cascione, alla Foce, in via Oreggia, magazzini già adibiti a locali commerciali sono stati trasformati in abitazioni: "Osservato che ciò contribuisce alla trascuratezza del centro (con lunghi periodi di chiusura oppure, quando sono utilizzati, con stendibiancheria collocati sui marciapiedi o nelle piazzette storiche) e che comunque in molti casi costringe gli inquilini a condizioni di abitabilità precarie o inesistenti; ricordato che nel 2005 il Consiglio Comunale ha approvato una variante all’art. 22 delle NTA allo scopo di vietare la trasformazione in locali abitativi dei magazzini commerciali al piano terra, quando sono prospettanti sulle vie e piazze pubbliche dei centri storici cittadini, chiedo:
• di monitorare quanti sono i locali abitativi in tali condizioni a Porto Maurizio in primo luogo e negli altri centri storici cittadini;
• di verificare per tutti la sussistenza delle condizioni di abitabilità (per esempio la presenza di una sufficiente aerazione );
• di verificare quanti sono in regola con il cambio di destinazione d’uso e quanti invece sono stati trasformati da magazzini commerciali a locali abitativi successivamente al 2005 e quindi sono abusivi;
• di eliminare gli abusi facendo tornare le abitazioni alla condizione precedente di locali commerciali;
• di imporre ai proprietari in possesso di una regolare autorizzazione al cambio di destinazione d’uso e di una regolare certificazione di abitabilità delle modalità di utilizzo delle stesse abitazioni nel rispetto del decoro urbano.
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