Dichiarazioni di Carla Nattero, consigliere comunale della lista La Sinistra per Imperia.
Avevamo sostenuto in campagna elettorale che il bilancio del Comune di Imperia era in forte sofferenza e che il mantenimento del patto di stabilità era stato assicurato solo da espedienti formali. Quanto avevamo detto si sta confermando, sotto il sole di ferragosto, clamorosamente vero. Avevamo aggiunto che i provvedimenti da assumere erano sottaciuti e rimossi poiché si era in campagna elettorale ma che sarebbe venuto rapidamente il tempo delle scelte dolorose. Anche questa previsione si sta realizzando.
Il sindaco Strescino e la sua giunta hanno deciso di fare fronte al bilancio in crisi facendo
cassa a tutti i costi, anche assumendo decisioni non condivise nella scorsa amministrazione dagli stessi alleati di governo.
Mi riferisco in primo luogo alla vendita delle quote della partecipazione comunale alla società del porto turistico. Una scelta gravissima e sbagliata perché toglie al Comune ogni residua possibilità di intervento sul porto turistico, una componente delicatissima per il futuro della città. L’Amministrazione ritiene che la misura della partecipazione azionaria sia irrilevante perché è in totale sintonia con l’impostazione di Caltagirone. Ma guardando un po’ più in là si deve sottolineare con forza che questa eventuale decisione pregiudica la possibilità di intervenire sul porto turistico, non alla giunta Strescino, ma al Comune di Imperia in quanto tale e quindi ai cittadini imperiesi per i prossimi cinquant’anni.
L’amministrazione non pensi di operare questa vendita decidendola tra giunta e Consiglio di Amministrazione, deve esserne coinvolto l’intero Consiglio Comunale. E se cosi non fosse sono sicura che tutta l’opposizione chiederà autonomamente, visto che rientra nei suoi poteri, una seduta apposita di Consiglio per affrontare l’argomento.
Altra scelta accantonata in campagna elettorale perché impopolare è la vendita di Villa Carpeneto che adesso naturalmente si ripropone. I motivi del nostro no sono gli stessi di prima. La novità è che adesso l’amministrazione per venderla più facilmente cerca di convincere la Sopraintendenza a togliere il vincolo (cioè la richiesta che la Villa sia adibita dagli acquirenti privati a funzioni aperte al pubblico, perciò no al residenziale esclusivo, sì praticamente a tutto il resto). Il vincolo, peraltro piuttosto blando, è assolutamente giustificato visto le caratteristiche della villa, il giardino in cui è immersa , attualmente ancora pubblico, e considerata la funzione scolastica e sociale che la stessa ha avuto in tutto il Novecento.
Mi auguro che la Sopraintendenza non si faccia convincere perché, viste le premesse, l’eliminazione del vincolo ovviamente aprirebbe la strada a qualche scempio e credo anche che implicherebbe la vendita del giardino, rimasto comunale per una forte pressione di alcune componenti della precedente maggioranza e di tutta l’opposizione.
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