Comunicato Stampa.
Alla notizia apparsa domenica della richiesta danni abbiamo pensato che si trattasse di una manovra di Acquamare per screditare la Commissione di Vigilanza.
Ma non ci sono limiti nell’arroganza della Porto Imperia e dell’Acquamare, sua azionista di maggioranza. Vogliono ripetere il copione che già una volta si è dimostrato vincente. Così come hanno fatto la fantasiosa e immotivata richiesta di 300 milioni di danni per convincere il Comune (già convinto di suo) a rinunciare al ricorso al Consiglio di Stato in merito alla sentenza del TAR, così adesso agitano lo spauracchio ridicolo dei 4 milioni di danni per dare un alibi al Comune che ha acconsentito alla richiesta della Porto Imperia di sostituire integralmente i membri della Commissione Vigilanza. Una decisione quella della Porto di Imperia che è di incredibile arroganza e di ancor più incredibile sprezzo della legalità. Perché i controllati non hanno nessuna legittimità a sindacare sui controllori. Perchè non è vero che la sentenza del TAR ha smentito la Commissione in quanto il verbale conclusivo della Commissione Vigilanza non è stato neppure esaminato dal tribunale amministrativo che non lo aveva in possesso.
Ci auguriamo che Regione e agenzia del Demanio che hanno indicato due loro tecnici (Boni e Blanco ) rigettino questa richiesta provocatoria e difendano gli onesti e competenti professionisti che hanno fatto parte della Commissione.
Una riflessione in più merita il Comune. A questo punto i richiami all’autonomia del Sindaco e della giunta rivolti da tutta l’opposizione e ripetuti da noi nel comunicato di ieri sono del tutto inutili. E’evidente che nell’accordo “a pacche sulle spalle”subito dopo la sentenza del TAR era previsto anche questo passaggio: la cancellazione della Commissione di Vigilanza, ostacolo insormontabile alla mano libera pretesa da Caltagirone e dalla Cozzi. Perciò la Porto di Imperia ha approvato l’esposto e il Comune ha accettato l’umiliazione di dover rinnegare due professionisti liberamente indicati dall’Amministrazione. Questa figuraccia, questa ammissione esplicita di subalternità è stata fatta in nome della conclusione dei lavori del porto. Non sappiamo come facciano a non rendersi conto Strescino e la sua giunta che se tolgono autorevolezza all’unico organismo di controllo previsto dalla legge si ritrovano in braghe di tela, in balia di ogni interesse e convenienza dei privati. La vicenda della montagna di terra che è ancora dov’era, del capannone che è sempre uguale, delle opere previste con gli oneri di urbanizzazione che non si vedono all’orizzonte, non hanno ancora insegnato niente?
Alla luce di quest’ultimo atto tutto diventa più chiaro. Dalla sentenza del TAR in poi il Comune ha rinunciato a qualsiasi voce autonoma e ha acconsentito in maniera del tutto subalterna ad ogni volontà del privato.
Strescino pensa in questo modo di facilitare la conclusione dei lavori del porto. Crediamo che si sbagli, anzi pensiamo che si stia consegnando metaforicamente disarmato, senza più nessun potere contrattuale al privato.
Comunque il Sindaco sta assumendo una grande responsabilità nei confronti della città perché approvando,attraverso i rappresentanti da lui nominati nella Porto Imperia, la richiesta di sostituzione dei membri della Commissione ha abbandonato ogni terzietà e ogni prudenza e ha identificato gli interessi e le ragioni della città con quelli del privato Caltagirone. Questa scelta purtroppo sarà rovinosa e ricadrà tutta sulle sue spalle.
Carla Nattero Dario Dal Mut “La Sinistra per Imperia”.
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