"E’ più di un fattore culturale, più di una mera questione giovanile, la risposta è più profonda, è una risposta sociale.
Questa è una occasione da cogliere, un’occasione da non perdere. Siamo stati definiti generazione no-future, una definizione elementare, ma puntuale. Ancora più puntuale se calata nella profonda provincia, nel lembo estremo di terra che rappresenta la città di Imperia.
Una partita basata sulla speculazione edilizia, sul mattone e sulle immense coreografie non ci interessa, non è né sostenibile, né accettabile.
Le politiche sociali e giovanili vanno finanziate, non solo, vi è un nodo ancora precedente: non vanno osteggiate. Prima del finanziamento vi è una richiesta perennemente elusa: si chiama spazio autonomo, si chiama autogestione. Il giovane intende auto organizzarsi, intende prendere da solo ciò che necessita alla sua crescita sociale e culturale. Gli spazi aggregativi e pubblici, di qualsiasi natura sia la loro fattura, vanno lasciati fermentare liberamente. Questi luoghi sono la base dell’incremento culturale e sono tutto ciò che viene espresso da due parole semplici ed efficaci “DAL BASSO”. Negli ultimi dieci anni il privato ha dominato e conquistato la città, le spiagge pubbliche ridotte all’osso, le discoteche diventate una linea di confine tra chi sta fuori e chi riesce ad entrare, le sanzioni nei confronti di locandine di eventi culturali o sociali aumentate. Il centro sociale stesso, l’unico in città, ha dovuto lottare per trovare una soluzione senza un minimo riconoscimento da parte dell’amministrazione comunale. Le rassegne musicali più seguite si sono auto organizzate senza il minimo appoggio. Gli studenti dell’onda sono stati trattati come banditi, ed i loro brevi tentativi di auto gestione e occupazione sono stati sradicati da un impatto legalitario senza precedenti. L’università (in particolare modo il DAMS) lasciata macerare, minimamente valorizzata. Il cinema centrale affondato, salvato poi dalla città e dall’impegno dei cittadini. Il Parasio, luogo dalle potenzialità infinite, abbandonato ai suoi carruggi.
La linea speculativa basata sull’edilizia e sulla questione delle seconde case ha reso per i noi giovani il costo di affitto di abitazioni e spazi insostenibile, rendendo più convenienti altre città del nord. Il porto (salvo il caso non fallisca e diventi un maestoso cimitero di barche) rischia di diventare l’ennesima linea di demarcazione tra pubblico e privato, alzando ancora di più il costo della vita, respingendo così giovani e persone meno abbienti verso l’entro terra.
La battaglia per i giovani e per la società dovrà giocarsi sugli spazi appunto. Sarà necessario favorire e non osteggiare gli spazi sociali, i circoli Arci, trovare sedi per collettivi studenteschi, per associazioni. Acquisiti questi luoghi la questione giovanile culturale andrà da se, da lì in poi si potrà iniziare a lavorare, da lì in poi saranno le attività stesse che si faranno strada ricostruendo cultura e società.
Molti luoghi, la banca d’Italia né è esempio, attendono una nuova destinazione, riconsegniamoli al pubblico e non al privato, all’ennesima speculazione edilizia."
Francesco Scopelliti
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