Sul museo navale.
Hanno suonato la grancassa per l’esposizione permanente di Luna Rossa e non hanno ancora messo il nuovo Museo Navale nelle condizioni di aprire. C’è il rischio più che con concreto che le Vele d’Epoca a settembre si tengano con il nuovo Museo Navale ancora chiuso.
E così l’edificio recentemente ristrutturato di via Scarincio, come è stato recentemente denunciato da Flavio Serafini, sta precipitando in una situazione di degrado.
E’ un amaro paradosso che la prima opera finanziata con i fondi europei sia l’ultima a essere terminata e non si sa ancora quando sarà effettivamente funzionante perché l’ass. Scajola ieri sera non è stato in grado di dare nessuna rassicurazione a proposito.
Scajola ieri sera ha addossato tutta la responsabilità dei ritardi alla direzione regionale del Ministero dei beni culturali e ambientali che non ha ancora preparato la gara per gli arredi. Io ritengo che ciò sia un alibi perché la questione degli arredi tra annunci e ritirate va avanti da anni. Come ho ricordato ieri sera, già nel novembre del 2005 l’allora assessore Baudena diceva di stare approntando i finanziamenti per gli arredi.
La realtà è un’altra: questa specie di tela di Penelope non dispiace a conti fatti all’Amministrazione perché la giunta non ha ancora deciso due cose: da chi fare gestire il nuovo museo e con quali finanziamenti.
E infatti l’ultima parte del mio question time, quella in cui si chiedeva una riunione della Commissione Consiliare Cultura per affrontare esattamente le questioni della gestione e dei finanziamenti è stata completamente ignorata nella risposta di Scajola.
Sulla costituzione della società per gestire porzione del bacino di Oneglia.
L’unico aspetto positivo di questa soluzione sta nel fatto che i noli dei charter saranno introitati dal pubblico. Per il resto la maggioranza ieri sera ha consumato montagne di retorica per un vero e proprio topolino. Ed è perciò che il mio voto è stato contrario.
Infatti la società varata ieri sera presenta una mancata chiarezza di fondo, perché pencola tra turistico e commerciale tentando di conciliare( male) l’input turistico con la effettiva destinazione commerciale della banchina.
Quest’ambiguità di carattere generale si riflette su tutti gli aspetti della nuova società che al momento attuale è una vera e propria scatola vuota perché, per divisioni interne alla maggioranza, non dice una parola chiara su nulla. Dicono che la fretta è dovuta alla volontà di riportare gli yacht per l’estate; io penso,invece, che sia da fare risalire alle esigenze del bilancio 2010, di cui ancora non si conosce niente e che sarà discusso in Consiglio tardissimo, a fine aprile.
Quali sono comunque gli elementi irrisolti che fanno nascere in mezzo alle nebbie la nuova società?
In primo luogo la società avrebbe dovuto riguardare l’intero bacino di Oneglia. Qui invece si tratta di una piccola fetta di calata Cuneo. E quindi restano aperti tutti gli interrogativi: che fine farà il commerciale? L’area che ospita i silos sarà attivata e da chi? Con quale destinazione? Quale sarà l’utilizzo della nuova banchina di fronte allo stabilimento Agnesi? Tutte domande senza risposta. Per portare un po’ di nuovi posti di lavoro bisogna dare un unico governo al bacino di Oneglia evitando di proseguire con la tecnica delle decisioni a foglia di carciofo che sono sempre perdenti per il pubblico.
Il secondo elemento che rimane oscuro è il ruolo della Compagnia Maresca. I lavoratori portuali che sono i primi interessati perché sono l’unica impresa che opera nel commerciale e perché la presenza degli charter presenta,come si è gia visto, molte sovrapposizioni con il lavoro portuale, non sono citati o coinvolti in alcun modo. L’ass. Calcagno ci ha fatto una lezioncina sui “terzi” che sono previsti, ma noi non abbiamo bisogno di rassicurazioni tecniche ma politiche. Se ci fossero state le idee chiare, e non la gran divisione che c’è in maggioranza, sarebbe stato semplice accompagnare la società con un protocollo d’intesa in cui si definisse il ruolo della compagnia portuale e dell’Assonautica, sempre citate in questi mesi. Invece, al di là di qualche parola di circostanza nel dibattito, non c’è niente di scritto e di sicuro.
Il terzo aspetto critico è proprio il tipo di contenitore prescelto. La maggioranza sostiene di avere preso tutte le cautele possibili per mantenere pubblica la società anche in futuro. Io ne dubito. Perché la normativa è complicata e sempre mutevole ma una cosa è certa non favorisce gli ibridi. E questa società lo è perché è pubblica ma nella gestione in particolare del personale si propone di avere le mani libere come un privato. E’ una società che si autoaffida, senza gara, un servizio che è considerato “pacificamente commerciale” dallo stesso consulente scelto dal comune. Non sono notazioni di carattere tecnico. Il timore è che la società sia meno blindata di quanto dicano, subentrino i privati a causa delle disposizioni in materia di normativa societaria e sfilino al Comune la concessione demaniale.
D’altra parte questa società ha un capitale di 10.000€ a fronte di spese per attrezzare la banchina di 500.000€. Non credo che il Comune abbia tali risorse, qualcuno dovrà finanziare l’investimento. Chi sarà? E torniamo alla mancanza di chiarezza che caratterizza questa scelta. In un caso in cui di precisione ce ne voleva tanta,per l’importanza dell’argomento e perché è in corso una indagine della magistratura.
Sul regolamento per il porto turistico.
Di positivo c’è che il regolamento è stato migliorato con una caterva di emendamenti presentati da maggioranza e opposizione. In più è stato riconosciuto che, dopo qualche mese di rodaggio, il regolamento potrà essere rivisto.
Rimane però l’impostazione generale fortemente restrittiva,da tessera del Billionaire, del complesso del regolamento. Per quel che riguarda le opere a terra questa filosofia arriva a impedire la stesa dei panni dalle finestre fronte mare dei residence oppure proibisce ai bambini di giocare nelle parti condominiali comuni.
Ogni aspetto della vita del porto è legato a questo concetto platealmente elitario un po’ berlusconiano e un po’ piccolo borghese, per cui anche i cantieri che stanno nell’area portuale dovranno sottostare a queste regole rigide e mi chiedo come potranno lavorare e movimentare gli automezzi necessari.
Io ho proposto qualche emendamento per abrogare le affermazioni più ridicole ma i miei emendamenti sono stati respinti.
Al di là degli aspetti segnalati rimangono alcuni problemi grossi di non facile soluzione,visto l’atteggiamento padronale evidenziato dalla Società in questi mesi il quale peraltro si riflette fedelmente nel regolamento proposto al Comune. Mi riferisco alla gestione delle manifestazioni che si terranno nella piazza pubblica di Calata Anselmi, agli spazi necessari al mega evento delle Vele d’Epoca, alla gestione dei parcheggi all’interno dell’area portuale.
L’insieme di queste considerazioni mi hanno portata a esprimere un voto di astensione.